Andria, Museo Diocesano, proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta
Legno di noce, intagliato, scolpito
Cm 280 x 130 x 75
Ignoti magistri lignaminis di cultura adriatica, ottavo decennio del XV secolo - primi del XV secolo
Restauro di Studio d'Arte e Restauro di Iaccarino Luigi Valerio e Zingaro Giuseppe, 2018
Il trono, facente parte del coro presente nella cattedrale di Santa Maria Assunta e precedentemente nella chiesa di san Domenico, nonostante i rimaneggiamenti subiti nel corso del tempo, costituisce una importante testimonianza di arredo ligneo risalente al XV secolo.
Lo si associa tradizionalmente a Francesco II Del Balzo, benché non esistano documenti che ne attestino né la committenza né le maestranze che lo realizzarono. Importanti quindi risultano le uniche descrizioni giunte sino a noi del manufatto, quando era ancora presente nell'abside della Chiesa di San Domenico, tra cui quella dei primi del 1900 di Monsignor Merra il quale descrive il coro in legno di noce come un'opera pregevole risalente al 1400, anche se non nella sua interezza. Certamente a quell'epoca risale lo stallo del Priore, il quale sul postergale presentava uno scudo raffigurante lo stemma domenicano, cancellato da un atto vandalico.
Il trono nel tempo, isolato dal resto del coro, ed utilizzato come sedia episcopale è probabilmente il frutto di reimpiego di elementi originari con altri più moderni.
Il sedile, con seduta reclinabile di recente fattura, presenta nel postergale un piccolo rosone a motivi geometrici e sottili decorazioni ad intaglio presenti anche sugli stipiti. I fianchi presentano rispettivamente due pannelli a rilievo, mal intagliati e uniti da cornice mistilinea. A sinistra, in basso, vi è raffigurato un mostro marino cavalcato da un putto privo di ali con un teschio nella mano destra; in alto il mezzo busto di profilo di una figura muliebre. A destra, in basso, vi è un bassorilievo tagliato lungo i margini e incollato su di un più recente supporto mostra un basilisco con una scimmia accovacciata sulla coda; in alto, un altorilievo raffigurante una figura maschile con elmo da parata. Probabilmente i due personaggi, per quanto diversi per realizzazione, impostazione e tecnica, sono da ricondurre ai due committenti, la Duchessa Sancia e il marito Francesco II Del Balzo.
Il dossale riccamente intagliato presenta al centro dello specchio, lo stemma abraso fiancheggiato da pilastrini su cui si imposta un archivolto che incornicia una valva di conchiglia. Il baldacchino campito a lacunari, presenta un fregio di reimpiego con una teoria di arpie e putti che si chiude in alto con coronamento modanato di età moderna.
Sui due braccioli vi sono due gruppi scultorei intagliati, probabilmente di epoca successiva poiché vanno a coprire la decorazione dei pilastrini retrostanti. A sinistra, vi è raffigurata forse una fenice cavalcata da un putto privo di ali. Sulla coda della fenice, disposto in verticale, un volatile sul cui lungo becco ricurvo poggia una mensoletta su cui si staglia, in piedi, la figura stante e nuda di un puttino avvolto da un cartiglio.
A destra, un'arpia, a cavalcioni di un delfino, è raffigurata con i capelli raccolti lateralmente e con la testa rivolta verso l'interno del seggio, sulle sue ali poggia un aquilotto. La lunga coda termina in una testina di fauno barbuto, sulla cui testa a sua volta poggia una figura ricoperta da lunghe vesti, le cui mani reggono un libro, penna e calamaio.
Il recente restauro ha permesso di comprendere meglio e in parte ricostruire la successione stilistica e cronologica delle varie parti che compongono il trono.
La sua realizzazione pertanto si può far risalire alla fine del Quattrocento e il completamento ai primi anni del XVI secolo, per volontà di Isabella del Balzo, regina di Napoli e nipote del duca Francesco II.