Le tavole del Redentore e della Vergine
Le due grandi tavole furono commissionate dal duca Francesco II del Balzo, probabilmente in occasione del rifacimento della cappella di San Riccardo, nella cattedrale di Andria, avvenuta alla fine del XV secolo per volere del vescovo andriese Angelo Florio. Questi, molto amato dalla popolazione, volle dare nuovo impulso al culto del Santo, di cui era stato ritrovato da poco il corpo.
Grazie all’intesa tra i due rappresentanti del potere civile e di quello religioso, Andria in questo periodo vive uno dei momenti di massimo splendore che videro confluire nella città opere realizzate da artisti di fama internazionale. Le due tavole non ne sono che un esempio: inizialmente attribuite al maestro Tuccio d’Andria, si ipotizza siano state realizzate da un artista, di formazione franco-provenzale, attivo probabilmente in una bottega napoletana e definite da Michele D’Elia “il più notevole esempio di pittura rinascimentale in Puglia”.
I due dipinti fungevano da pale d’altare e solo successivamente furono adibite ad ante del grande armadio-reliquiario in cui fu conservato il corpo del Santo; accostate formavano un unico grande quadro. Inoltre, in un periodo non meglio precisato ma sicuramente entro la fine del XVI secolo, sulla parte posteriore delle tavole venne aggiunta una struttura alveolare in cui furono inserite circa mille e trecento teche che avrebbero ospitato altrettante reliquie.
Nel 1965, in seguito all’intervento del Gabinetto di restauro della Soprintendenza di Firenze, le teche furono smontate e rimontate su delle nuove tavole.
Il Redentore benedicente
Andria, Cattedrale, Cappellone di San Riccardo
Tavola dipinta
cm 220x127
Maestro di Andria; 1490 ca.
La tavola, insieme a quella della Vergine delle stesse dimensioni, fungeva da anta dell’armadio-reliquiario del Cappellone di San Riccardo, nella cattedrale di Andria. Su di essa è raffigurato il Cristo Redentore benedicente, racchiuso in una mandorla contornata da numerose teste di cherubini.
Il Redentore assiso in trono, rivolto a destra, è avvolto da uno splendido manto rosso porpora; poggia la mano sinistra sul globo, mentre con la destra benedice la città di Andria raffigurata in basso; sotto i suoi piedi, il libro sigillato delle Sacre Scritture rimanda alla figura di San Riccardo e al suo ruolo di evangelizzatore della città.
Il restauro eseguito nel 1969 liberò le tavole dalla doratura che, in un tempo imprecisato, le aveva ricoperte risparmiando solo le figure del Redentore e della Vergine, portando alla luce le testine di serafini in alto e le interessantissime vedute della città e della campagna andriesi in basso.
La tavola diventa così un prezioso documento storico perché ci fornisce un’immagine realistica della città alla fine del XV secolo: è raffigurata la cortina muraria intervallata da torri a profilo conico e regolare in cui si riconosce, partendo da sinistra, Porta Sant’Andrea o Porta La Barra, il castello e la cattedrale (sotto il Redentore) e infine la campagna che si sviluppa al di sotto della Vergine sull’altra tavola.
La Vergine
Andria, Cattedrale, Cappellone di San Riccardo
Tavola dipinta
cm 220x127
Maestro di Andria; 1490 ca.
La Vergine Maria, rivolta verso il Redentore, è anch’essa racchiusa in una mandorla contornata da numerose teste di cherubini.
Ella è avvolta in uno splendido manto azzurro e indossa una veste rossa riccamente decorata con la corona sul capo a simboleggiare la regalità; è colta in atteggiamento di materna protezione e di preghiera verso Cristo cui elle si rivolge indicandogli con la mano destra la città di Andria, intercedendo affinché egli la benedica.
La raffinatezza cromatica, ravvisabile in entrambi i volti, la plasticità e la volumetria dei corpi che traspare maggiormente dal panneggio del Redentore e la minuzia dei dettagli nella corona della Vergine confermano che l'artista si sia formato in ambito franco-provenzale.
Le tavole del Redentore e della Vergine
Le due grandi tavole furono commissionate dal duca Francesco II del Balzo, probabilmente in occasione del rifacimento della cappella di San Riccardo, nella cattedrale di Andria, avvenuta alla fine del XV secolo per volere del vescovo andriese Angelo Florio. Questi, molto amato dalla popolazione, volle dare nuovo impulso al culto del Santo, di cui era stato ritrovato da poco il corpo.
Grazie all’intesa tra i due rappresentanti del potere civile e di quello religioso, Andria in questo periodo vive uno dei momenti di massimo splendore che videro confluire nella città opere realizzate da artisti di fama internazionale. Le due tavole non ne sono che un esempio: inizialmente attribuite al maestro Tuccio d’Andria, si ipotizza siano state realizzate da un artista, di formazione franco-provenzale, attivo probabilmente in una bottega napoletana e definite da Michele D’Elia “il più notevole esempio di pittura rinascimentale in Puglia”.
I due dipinti fungevano da pale d’altare e solo successivamente furono adibite ad ante del grande armadio-reliquiario in cui fu conservato il corpo del Santo; accostate formavano un unico grande quadro. Inoltre, in un periodo non meglio precisato ma sicuramente entro la fine del XVI secolo, sulla parte posteriore delle tavole venne aggiunta una struttura alveolare in cui furono inserite circa mille e trecento teche che avrebbero ospitato altrettante reliquie.
Nel 1965, in seguito all’intervento del Gabinetto di restauro della Soprintendenza di Firenze, le teche furono smontate e rimontate su delle nuove tavole.
Il Redentore benedicente
Andria, Cattedrale, Cappellone di San Riccardo
Tavola dipinta
cm 220x127
Maestro di Andria; 1490 ca.
La tavola, insieme a quella della Vergine delle stesse dimensioni, fungeva da anta dell’armadio-reliquiario del Cappellone di San Riccardo, nella cattedrale di Andria. Su di essa è raffigurato il Cristo Redentore benedicente, racchiuso in una mandorla contornata da numerose teste di cherubini.
Il Redentore assiso in trono, rivolto a destra, è avvolto da uno splendido manto rosso porpora; poggia la mano sinistra sul globo, mentre con la destra benedice la città di Andria raffigurata in basso; sotto i suoi piedi, il libro sigillato delle Sacre Scritture rimanda alla figura di San Riccardo e al suo ruolo di evangelizzatore della città.
Il restauro eseguito nel 1969 liberò le tavole dalla doratura che, in un tempo imprecisato, le aveva ricoperte risparmiando solo le figure del Redentore e della Vergine, portando alla luce le testine di serafini in alto e le interessantissime vedute della città e della campagna andriesi in basso.
La tavola diventa così un prezioso documento storico perché ci fornisce un’immagine realistica della città alla fine del XV secolo: è raffigurata la cortina muraria intervallata da torri a profilo conico e regolare in cui si riconosce, partendo da sinistra, Porta Sant’Andrea o Porta La Barra, il castello e la cattedrale (sotto il Redentore) e infine la campagna che si sviluppa al di sotto della Vergine sull’altra tavola.
La Vergine
Andria, Cattedrale, Cappellone di San Riccardo
Tavola dipinta
cm 220x127
Maestro di Andria; 1490 ca.
La Vergine Maria, rivolta verso il Redentore, è anch’essa racchiusa in una mandorla contornata da numerose teste di cherubini.
Ella è avvolta in uno splendido manto azzurro e indossa una veste rossa riccamente decorata con la corona sul capo a simboleggiare la regalità; è colta in atteggiamento di materna protezione e di preghiera verso Cristo cui elle si rivolge indicandogli con la mano destra la città di Andria, intercedendo affinché egli la benedica.
La raffinatezza cromatica, ravvisabile in entrambi i volti, la plasticità e la volumetria dei corpi che traspare maggiormente dal panneggio del Redentore e la minuzia dei dettagli nella corona della Vergine confermano che l'artista si sia formato in ambito franco-provenzale.
Indirizzo: via De Anellis n. 48, angolo piazza Toniolo 5, 6, 7, 8.
Telefono: + 39 0883593382
Email: museodiocesano@diocesiandria.org
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