CHIESA DI SANTA CROCE
La chiesa di Santa Croce si trova in una parte dell'abitato detta dei "Lagnoni", caratterizzata da banchi tufacei in cui si aprono grosse cavità naturali scavate dalle acque meteoriche. Il fenomeno, tipico del carsismo, ha favorito l’insediamento in grotta tipico della civiltà rupestre, di cui Andria conserva diverse attestazioni. La cripta, nota per il suo importante ciclo di affreschi, purtroppo non del tutto conservati, si presenta oggi isolata sui quattro lati, ai margini dell’abitato moderno. Nel XIX secolo infatti il grande masso tufaceo al cui interno era stata ricavata la chiesa è stato eroso lateralmente fino a lasciare al centro solo il grande blocco, dotandolo anche di un avancorpo in muratura realizzato con blocchi di tufo. Risalgono a questo periodo anche altri interventi (l’aggiunta del piccolo campanile, la realizzazione del nuovo accesso, l’ampliamento dell’abside, l’apertura di finestre) che hanno in parte snaturato l’aspetto originario della chiesa e hanno determinato la perdita di parte degli affreschi.
La sua fase più antica risalirebbe al X secolo, quando viene escavata nel banco tufaceo l’aula a pianta basilicale di forma trapezoidale, rimodellando presumibilmente grotte naturali già esistenti. Non si conserva traccia di affreschi databili a questo periodo. Nel XIV-XV secolo la chiesa fu ampliata con l’aggiunta di un presbiterio con abside e coro. A questa fase risale la maggior parte della decorazione pittorica, eseguita in uno stile "popolare” che pure dimostra una piena conoscenza del panorama artistico dell’epoca, come dimostra la scelta di soggetti iconografici piuttosto inconsueti, all’interno di un ciclo pittorico che ha un unico progetto decorativo ma è eseguito da più mani nel tempo. Ecco quindi la raffigurazione di scene dell’Inventio Crucis (Leggenda della Croce), di grande vividezza cromatica, databile dal XIV al XVI secolo, che racconta di Elena, madre dell’imperatore Costantino, che parte con il suo seguito per Gerusalemme, alla ricerca della vera Croce. Il tema è insolito, mancano altre attestazioni in Puglia di questo soggetto. La scelta si deve forse ai del Balzo, duchi di Andria in questo periodo e presumibilmente committenti dell’opera, a cui si devono numerosi interventi di mecenatismo nella cura degli edifici sacri e del patrimonio artistico andriese.