Andria, Cattedrale, Cappellone di San Riccardo
Reticolo di teche in rame, argento e tartaruga; pietre; legno
cm 240x140
XV secolo ca.
Alla presenza di un armadio-reliquario posto dietro all’altare nel cappellone di San Riccardo della Cattedrale si collega l’esistenza delle teche, costituite da una struttura lignea formata da tanti piccoli contenitori “chiusi da cerchi d’argento che fermano sottili lamine di tartaruga usate come vetri”, che in un periodo non precisabile furono applicate alla parte posteriore delle due tavole lignee quattrocentesche raffiguranti il Redentore e la Madonna. In origine forse i due dipinti furono utilizzati come pale d’altare e solo in un secondo momento adibiti ad ante dell’armadio destinato a conservare le reliquie di San Riccardo. In questa fase dovrebbe essere stata aggiunta posteriormente la struttura alveolare con le piccole teche destinate a contenere altre reliquie. In tal modo le due immagini sacre diventavano esse stesse reliquiari che davano accesso alle reliquie del Santo Patrono.
Sicuramente questa organizzazione dell’armadio-reliquario era stata già realizzata nel XVI secolo, come testimonia nel 1595 il resoconto di una visita del vescovo Luca Antonio Resta, che riporta la presenza di mille e trecento reliquie all’interno di teche di legno ed argento poste al di dietro dei dipinti-reliquiari. Più difficile ricostruire la storia successiva dell’armadio. Nell’Ottocento Giacinto Borsella, nella sua Andria sacra, descrive un armadio-reliquario a tre ante in cui le due tavole dipinte facevano da sportelli, ma riporta anche la notizia della distruzione di un preziosissimo armadio-reliquario in occasione del saccheggio di Andria da parte dei Francesi nel 1799. Non risulta chiaro se l’armadio che Borsella ha davanti agli occhi nel 1845-1846 sia il risultato di una ricostruzione con i pezzi superstiti dell’armadio precedentemente distrutto o se si tratta di due diversi reliquiari.
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