Andria, Chiesa di S. Maria dell’Umiltà (San Domenico)
Marmo scolpito
cm 53x48x28
Attribuito a Francesco Laurana; 1472 ca.
Francesco II del Balzo fu duca di Andria in un periodo di grandi tensioni nel Regno di Napoli. Nel 1443, infatti, Alfonso d’Aragona conquistò il Regno sottraendolo alla sfera d’influenza dei d’Angiò e fece di Napoli uno dei maggiori centri di cultura del Mediterraneo. Da vero principe precursore del Rinascimento, egli raccolse i più importanti manoscritti italiani e codici miniati latini e greci realizzando una delle più rilevanti biblioteche d’Italia; presso la sua corte trovarono ospitalità i più rinomati artisti e letterati del tempo.
Il Duca di Andria fu partecipe di questa rinascita culturale e ne subì il fascino. Nominato da Alfonso consigliere del Regio Consiglio, è sotto Ferdinando, figlio e successore di Alfonso, che otterrà i maggiori successi politici, grazie alla sue doti diplomatiche che gli fecero guadagnare maggior prestigio fino ad ottenere la carica di Gran Connestabile del Regno e Presidente del Regio Consiglio e stringendo infine rapporti di sangue con il sovrano, cui andrà in sposa sua sorella, Isabella Del Balzo.
Francesco fu ben voluto dagli abitanti di Andria poiché investì cospicue somme per la ricostruzione della città a seguito degli ingenti danni subiti durante gli anni dell’assedio. Ma a lui gli andriesi sono particolarmente legati soprattutto per il ritrovamento del corpo di San Riccardo avvenuto il 23 aprile 1438 nella Cattedrale. A ricordo di questo evento miracoloso, Francesco scrisse nel 1451 la Historia inventionis et translationis gloriosi corporis s. Richardi Anglici confessoris et episcopi Andriensis, una relazione agiografica relativa al ritrovamento.
Non sappiamo se ad Andria fiorisse un vero ambiente di corte attorno alla famiglia Del Balzo, ma dalle cospicue opere rinvenute a Santa Maria Vetere di elevata fattura possiamo affermare con certezza che a un piccolo gruppo di artisti in voga nel Regno erano state commissionate importanti opere anche per il piccolo Ducato di Andria, che vive in questo periodo il riflesso di quella cultura rinascimentale che risplendeva nella città di Napoli.
Alla committenza dei Del Balzo si lega indubbiamente il polittico realizzato dal Vivarini, in parte conservato presso la Pinacoteca metropolitana di Bari, nonché le due splendide tavole del Redentore e della Vergine destinate al Cappellone di San Riccardo.
Nonostante la controversa attribuzione, anche il busto di Francesco II viene commissionato ad uno scultore dalmata di passaggio dalla Puglia e artefice del rinnovamento artistico che traghetterà l’Italia nel Rinascimento, Francesco Laurana. Il busto ritrae il duca, all’età di sessantadue anni, allorquando decise di abbandonare la vita secolare per ritirarsi nel convento di San Domenico: Francesco è raffigurato con la veste da Terziario sul cui scollo è scolpito, a caratteri capitali, il motto della confraternita NE QUID NIMIS (niente di troppo).
La scultura, originariamente policroma come altre quattrocentesche, fu commissionata dai frati per riconoscenza della protezione accordata loro da Francesco II e disposta vicino l’altare nella Chiesa di S. Maria dell’Umiltà (San Domenico). Alla morte del duca, il busto venne spostato nella nicchia che sovrasta l’arca disposta nel coro e infine, solo in seguito ai restauri della chiesa del 1772, spostato nella sacrestia.
L’attribuzione del busto a Francesco Laurana, scultore dalmata, è molto controversa e non trova l’appoggio di tutti i critici alcuni dei quali la ritengono un’opera dell’italiano Domenico Gagini.
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